Nell’intimità dei romantici: Festival Théodore Gouvy, tra Francia e Germania
Lo spettacolo
Diventato molto rapidamente, a scapito del violino, lo strumento prediletto della sensibilità romantica, il pianoforte, sempre più praticato, determinò un capovolgimento radicale dei tradizionali equilibri della scrittura musicale. Di volta in volta come solista, accompagnamento o elemento del complesso strumentale (al pari di un musicista d’orchestra), la tastiera dischiuse nuovi orizzonti ai consueti quartetti e quintetti per archi.
Anche il concerto per pianoforte s’impose come più accattivante rispetto a quelli per violino e violoncello, grazie alle contrapposizioni che consente tra il solista – autonomo – e l’orchestra. Nonostante un’innegabile predilezione per gli strumenti ad arco (in linea retta con il suo predecessore George Onslow), Gouvy seppe attorniare il pianoforte in modo vario (sonata con violino, trio, quintetto). Per lo strumento solo compose negli anni Quaranta e Cinquanta dell’Ottocento una raccolta di “serenate” – romantiche ed eleganti “romanze senza parole” di stampo mendelssohniano – due sonate e alcuni studi.
Ma è soprattutto il suo corpus di pezzi a quattro mani e di composizioni per due pianoforti (tra cui un’ambiziosa Fantasia del 1879 e una splendida Sonata in re minore del 1875) ad arricchire veramente il repertorio tradizionale dell’epoca con opere in cui predominano lo spirito disincarnato e superiore della musica pura, principio allora fortemente contestato dai sostenitori del poema sinfonico e della musica a programma.
Emmanuelle Swiercz, pianoforte